La commissione partirà dal 1° dicembre con una maggioranza politica debole. Forti tensioni tra le famiglie politiche europeiste.
Sono 370 i parlamentari europei che hanno votato la fiducia al secondo mandato di Ursula von der Leyen. Il neopresidente eletto puntava a ottenere 420 voti, ma ne ha ottenuti soltanto nove in più rispetto alla maggioranza assoluta. Una maggioranza sì sufficiente per l’investitura, ma che le conferisce un potere politico debole. La Commissione europea, che diventerà operativa a partire dal 1° dicembre, registra un non felice primato: è quella col sostegno parlamentare più debole nella storia dell’Ue.
Un consenso politico così esile è conseguenza delle trattative estenuanti, spesso difficili e con eccessivi compromessi, tra i gruppi politici della maggioranza pro-europea. Emblematico è stato il rifiuto del tedesco Manfred Weber, capo del PPE, di applaudire la commissaria socialista spagnola Teresa Ribera durante la sua presentazione al Parlamento europeo: un’immagine destinata a diventare allegoria di questa nuova Commissione. Le tre grandi famiglie prop europee – PPE, Renew e Socialisti – contano 401 deputati e sono in aperto conflitto. È svanita la sintonia nell’asse europeista dell’Ue.
All’interno della famiglia europea le accuse maggiori sono rivolte al PPE, con Weber accusato di aver fatto di tutto per screditare la candidatura di Teresa Ribera e di essersi consegnato all’estrema destra europea con l’appoggio per la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente dell’esecutivo (Fitto ricordiamolo è membro di ECR, forza politica europea sovranista) ha esacerbato le tensioni tra i partiti europei. Conseguenza è stato il rifiuto di molti deputati a sostenere il secondo mandato di Von der Leyen, disattendendo gli ordini dei propri leader di partito.
Un dato curioso da osservare lo offrono gli eletti europei francesi, che hanno votato prevalentemente contro l’investitura della nuova Commissione. Dei 71 deputati francesi soltanto 19 hanno votato a favore: i 13 eletti di Renew e 6 eletti del PPE. I restanti 62 hanno invece votato contro. Questo indirizzo politico riflette l’immagine di un paese in cui il primo partito politico è il Rassemblement National, di estrema destra, e quindi con la posizione del presidente Emmanuel Macron in fortemente indebolita. Secondo la visione attuale della politica francese von der Leyen è diventata simbolo di una Commissione più attenta agli interessi della Germania e della crisi del settore automobilistico, settore cruciale per l’economia tedesca: “Ho deciso di organizzare un dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica in Europa”, ha affermato von der Leyen.
Tra le new entry nella maggioranza che sostiene la Commissione, c’è il gruppo ECR che non ha nascosto tutte le sue disapprovazioni per il Green Deal. Il timore dell’area sovranista è che si privilegi una politica di decarbonizzazione, dando come inevitabile risultato una deindustrializzazione che minaccerebbe il tessuto economico europeo.
Nonostante le difficoltà per dare vita al suo secondo esecutivo, alla proclamazione della sua nomina von der Leyen ha mostrato un gran sorriso pieno di entusiasmo, quasi a voler ignorare questi lunghi mesi di trattative complicate per la sua riconferma e i preoccupanti dubbi presenti sulla sua nomina. C’è da chiedersi se sia consapevole che un’investitura così debole rischi di compromettere il suo operato anziché rafforzare la sua autorità. O forse che con quel suo sorriso non voglia fare altro che nascondere tutte le tensioni e le preoccupazioni che aleggiano a Bruxelles per quella che sembra (e forse non è nemmeno poi tanto un’impressione) una Commissione assai debole, sprovvista di un chiaro indirizzo politico e di una forza capace di imprimere le prossime cruciali, inevitabili, sfide che l’Europa dovrà affrontare.